Dopo alcuni decenni di raccolta in giro per il mondo e con il pensionamento dal lavoro di una vita ho deciso di dedicarmi a tempo pieno con mio figlio Andrea alla nostra collezione di vecchi manifesti. Abbiamo quindi acquisito due vetrine al quartiere Isola creandovi uno spazio espositivo e di vendita dove sono conservate migliaia di manifesti e locandine pubblicitari e di cinema.

          L’ambizione è anche quella di costituire un punto di incontro tra appassionati capace di sviluppare anche in Italia una attenzione al manifesto originale. Volutamente usiamo il termine manifesto originale evitando termini come affiche, inutile francesismo, o poster, inglesismo che dovrebbe essere riservato alle riproduzioni ad uso domestico, o vintage che vuol dir tutto e nulla, anche se per la verità è necessario usarlo nel rapporto con l’estero e se sta entrando, troppo, nel linguaggio corrente di casa nostra. Questa attenzione all’originalità dei manifesti proposti ci ha permesso di essere accolti nella IVPDA (International Vintage Poster Dealers Association che garantisce l’autenticità del venduto) e di tenere costanti rapporti con la Collezione Salce (la principale collezione italiana specifica) con la quale abbiamo scritto un articolo proprio per il bollettino IVPDA.

         Certo i problemi legati al “manifesto originale” , di cui diamo la definizione più sotto, non sono pochi, e non sono solo lessicali. Ci riferiamo alle necessariamente grandi dimensioni dei manifesti  ad uso stradale, o comunque commerciale, alla loro rarità, soprattutto se in buone condizioni, al loro costo ed ai problemi di conservazione e godimento domestico. Credo tuttavia si tratti di aspetti superabili anche da noi così come è avvenuto in altri paesi, in primis Francia e Stati Uniti, ma recentemente anche Australia e paesi asiatici. Dunque benvenuti , e soprattutto benvenuti sono osservazioni, curiosità o suggerimenti.

Un cordiale saluto.

Edoardo e Andrea Re

PER QUALSIASI INFORMAZIONE tel. 3391496417 – 339.6616415 

CHE COSA SIGNIFICA “MANIFESTO ORIGINALE” ?

         .Il manifesto o la locandina cinematografica o la fotobusta “originale” sono quelli prodotti in occasione della edizione che pubblicizzava il prodotto, sia esso fisico o virtuale, come una mostra d’arte o un film. La differenza tra edizione e ristampa è nota, ma vale la pena di ricordarla vista la enorme quantità di falsi in commercio. Per edizione si intende la pubblicazione di un testo o di una immagine in un acerta versione. Tale prodotto, libro, manifesto, fotobusta o locandina che sia, può essere modificato successivamente alla prima edizione, tale revisione, del testo e/o dell’immagine, viene denominata seconda edizione, o terza, quarta e così via. Queste edizioni sono tutte originali, ma solitamente la prima di esse ha maggior valore. Nel mercato librario ciò è molto chiaro, codificato e dichiarato, grazie soprattutto alla SIAE. Un stessa edizione può essere ristampata, sempre dallo stesso editore, e sempre prima della edizione successiva. Se la ristampa è esplicita, come nel caso dei libri, diviene riconoscibile, e ha maggior valore. Se non lo è, come nel caso dei manifesti, è difficile distinguerla dalla prima stampa. Queste ristampe devono comunque anch’esse avvenire prima della edizione successiva e nel caso dei manifesti cinematografici può essere riconoscibile come originale in quanto tra una edizione del film e l’altra possono intercorrere anche parecchi anni. Tipico l’esempio di un film, ad es.Pinocchio del 1911 o Via col Vento 1939 riediti anche decenni dopo e dunque spesso con uso di carta e tecniche di stampa profondamente diverse. E’ chiaro che tutti i manifesti di un film prodotto, restaurato, revisionato in tempi diversi sono tutti originali, anche se il primo ha solitamente maggior valore. Se tuttavia viene ristampato ad es. negli anni 70 un manifesto edito per la prima volta negli anni ’10 o ’30 non può essere definito originale anche se l’immagine e le scritte sono le stesse. Analisi della carta, degli inchiostri e della tecnica di stampa possono distinguere l’originale dal falso. In sintesi le stampe di una prima edizione successive alla seconda non hanno un valore intrinseco al di fuori di una dimensione decorativa, sono appunto semplicemente dei “poster”. Unica eccezione sono i manifesti creati dalla stessa ditta in seguito al successo di una certa campagna pubblicitaria e che ne riprendono la immagine anche a distanza di molti anni, ma si tratta di casi sporadici ben riconoscibili anche solo per le dimensioni, come ad esempio nel caso della Martini e di quattro suoi vecchi manifesti primi del secolo ristampati negli anni 60 con la Tipografia Teatrale Torinese e la Società Tipografica Piemontese. Il problema sorge quando non si è a conoscenza di una seconda edizione dichiarata, come nel caso della maggioranza dei manifesti pubblicitari, al contrario di quelli cinematografici, ma in questi casi valgono sempre i criteri oggettivi di cui sopra, ovvero carta, inchiostri, tecniche di stampa, a cui aggiungiamo nitidezza e chiara vetustà.
          In linea generale condividiamo  le osservazioni e le indicazioni di un sito curato da un gruppo di collezionisti statunitensi che così definisce la questione :  …Un manifesto che ha almeno 30 anni si può riconoscere  in quanto la carta è vecchia, anche se è rimasto sempre arrotolato. I bordi e gli angoli sono un po’ ingialliti perché hanno preso luce. Occorre porre attenzione al manifesto intelato in quanto la tela può nascondere il retro, ad esempio può nascondere che si tratta di un ritaglio di giornale, anche se questo non meriterebbe il nome di manifesto, affiche o poster *. In una riproduzione i dettagli dello stampatore possono essere riprodotti malamente o essere addirittura assenti. In generale può essere che la qualità della stampa lasci a desiderare o addirittura che è stato stampato in offset un manifesto che si sa essere nato in litografia. Solo come esempio si può citare un manifesto Taittinger grande che nella versione olandese manca di alcuni dettagli dello stampatore e presenta tonalità di colore come fosse un derivato fotografico dell’originale. Dello stesso manifesto le versioni piccole è altamente probabile siano riproduzioni. Fortunatamente ci sono state stampate solo poche copie del formato grande. Altro esempio il manifesto di Warhol per Chanel n.5 è esaurito da molto tempo e quello che si trova in circolazione sul mercato sono copie di bassa qualità. Nessuno ha finora cercato di copiare il formato grande usato a suo tempo per le fermate dell’autobus.”

Purtroppo in Italia è ancora scarsamente affrontato e documentato il problema della originalità di un manifesto, e di come accertarsene. Su youtube tuttavia è possibile accedere ad alcuni interessanti video realizzati da commercianti oltreoceano. Giusto a titolo esemplificativo e  relativamente ai manifesti cinematografici mi permetto di segnalare un video americano che mette a confronto manifesti veri e fasi, anche se ancora non affronta in modo scientifico il problema, in primis ad esempio trascura la possibilità di analisi degli inchiostri.

* aggiungiamo noi che il manifesto telato inoltre non può essere adeguatamente apprezzato in ordine alla qualità della carta, spessore, rigidità, secchezza, odore ecc 

La cartellonistica: valore estetico ed economico di un’arte minore

     Abituati come siamo in Italia ad essere circondati da splendide opere d’arte antiche, tendiamo a trascurare e svalutare forme di espressione artistica più recenti e non nate con uno scopo artistico prioritario. Questo ragionamento vale per tutte le arti applicate, come l’architettura, l’edilizia, il design di interni e industriale o anche alcune specialità gastronomiche. Si tratta invece anche in questi casi di espressioni artistiche vere e proprie in cui l’arte è semplicemente, come si dice, “applicata” a un prodotto destinato a funzione altra che non quella puramente artistica. Nel caso del manifesto  e della cartellonistica si tratta di un’arte applicata al fine di comunicare la esistenza di un prodotto o di un servizio e di stimolarne l’acquisto o la fruizione.    

     La realizzazione di un cartellone, pensiamo soprattutto al passato, era strettamente confinante in termini di persone, luoghi e tecniche, con l’arte vera e propria realizzata a fini esclusivamente artistici. Esempio ne sono i manifesti di grandi artisti come Toulouse Lautrec per i cafes chantant parigini, o al contrario le opere puramente decorative di un cartellonista come Mucha, tra l’altro recentemente seguito in questa direzione da Razzia che ha anche una produzione di manifesti autonoma svincolata dal messaggio pubblicitario industriale.

Tecniche e luoghi erano poi ancora più strettamente legati. Pensiamo ai bozzetti a tempera, olio o acquarello, o ai disegni su carta o pietra litografica quanto siano vicini alle incisioni e ai dipinti propriamente detti. Infine i soggetti e i luoghi rappresentati e gli spazi tecnici di produzione. Pensiamo a quando Mario Puppo dipingeva il golfo di Napoli o a Cappiello che lavorava nel luminosissimo attico del suo vasto studio parigino.    

        In questi luoghi fantasmagorici sotto lucernari immensi, e imbrattati degli inchiostri e dalle soluzioni chimiche le più improbabili, i cartellonisti lavoravano sulle loro opere. Prima ne disegnavano il bozzetto, poi ridisegnavano l’immagine in contrografismo su enormi lastre di pietra, e infine attendevano con trepidazione la prima prova di stampa. I manifesti a quel punto, se approvati dal committente, prendevano vita sui muri delle strade, all’interno dei negozi, sotto i portici delle città e nei foyer dei teatri, per finire poi regolarmente nella spazzatura. In qualche fortunato caso l’industriale, l’impresario o il tipografo ne conservavano alcune copie di archivio, altre venivano dimenticate in qualche angolo buio, altre ancora giacevano inutilizzate perché stampate in numero eccessivo. E’ così che di centinaia o al massimo poche migliaia di copie stampate se ne conservano solo alcune. Queste prima o poi capitano sotto gli occhi attenti di collezionisti e critici d’arte. In Francia l’attenzione collezionistica si è sviluppata molto precocemente, in altri paesi più tardi, in altri non è ancora presente. Nella Parigi della bell’epoque già vengono pubblicate riviste e raccolte sulla nuova arte cartellonistica (pensiamo solo ai Maitres de l’affiche di Jules Cheret o all’analoga opera di Maindron). Qui da noi tuttavia, nelle campagne venete,  si aggirava già all’inizio del secolo un benestante signore, certo Fernando Salce, che prima insegue in bicicletta gli attacchini per farsi dare una copia, poi acquista manifesti in tutto il mondo e infine ne raccoglie a Treviso  la più grande collezione italiana, ora splendidamente risistemata e accolta nel museo trevigiano a lui dedicato. Negli States si tengono da anni magnifiche poster fairs  e affollatissime aste in cui a prezzi da capogiro vengono venduti manifesti provenienti dai mercanti di tutto il mondo. Gli spazi delle loro ville lo consentono, i nostri appartamenti un po’ meno, ma il mercato intanto sta decollando anche in Italia. Molte case d’asta propongono manifesti e iniziano a consolidarsi le quotazioni orientando così meglio venditori e acquirenti.

catalogo d’asta PAI

        Qui si apre il cotè economico e commerciale della cartellonistica. Come è noto si tratta di multipli, dei quali non si sa quasi mai quante copie siano state prodotte nè quante ne sopravvivano. Ci si muove comunque nell’ordine delle centinaia e via via che queste arrivano nelle diverse aste la media del prezzo a cui quegli esemplari sono andati assegnati definisce il valore del manifesto, salvo piccole variazioni in base ad esempio allo stato di conservazione, la telatura,  eventuali restauri, eventuali firme o dediche  e così via. L’aspetto interessante e che discrimina il manifesto da un altro prodotto di arte contemporanea sta proprio qui, nella relativa ristrettezza del range di prezzo e nella relativa costanza del valore. Mentre un giovane o meno giovane artista del ‘900 può spuntare per una certa opera e in una certa vendita una quotazione anche molto alta che può poi salire, ma anche crollare l’anno dopo, il manifesto ha un valore maggiormente costante e definibile, che si assesta su un range più limitato, definito appunto dalla media dei suoi passaggi d’asta. Questa definibilità del valore di un manifesto è legata al suo carattere di multiplo ed è molto semplice da spiegare. Se di un dipinto esiste una copia solo, è quella stessa che ne fa il prezzo, e questo può appunto modificarsi in modo imprevedibile, salendo o crollando in base a fattori chiamiamoli esterni come la fama dell’autore, le mode, le capacità/incapacità dei galleristi. Di uno stesso manifesto al contrario esistono diversi esemplari che  in uno stesso periodo vengono venduti da più galleristi e case d’asta, spuntando prezzi diversi, ma sempre molto vicini in quanto è chiaro che sia il battitore che i compratori sono bel al corrente del valore che gli è stato attribuito nelle vendite immediatamente precedenti. Queste diverse vendite in diversi luoghi di esemplari tutti uguali, se considerate nel loro insieme, sono precisamente indicative del valore di quel manifesto. E’ così che sappiamo che un Mucha vale intorno a una decina di migliaia di Euro, un Campari di Cappiello alcune migliaia e un Boccasile alcune centinaia. Sembrano quotazioni generiche, ma si tratta invece di ordini di grandezza utili a evitare cattivi acquisti come può capitare per un dipinto, il quale può anche essere passato in asta a buon prezzo, ma magari vent’anni prima e l’attribuzione di quel certo valore è stata episodica. Ovviamente questo ragionamento vale per l’arte contemporanea, diverso è parlare di un impressionista o di un raffaellita le cui quotazioni si sono consolidate in molti decenni. Tornando ai nostri manifesti e considerando che si tratta comunque di cifre più modeste e abbordabili, questi ordini di grandezza delle uscite d’asta rappresentano una salvaguardia per il compratore, che ha la possibilità un domani di ricuperare quanto speso o magari qualcosa di più, ma certo non molto di meno.

        Il manifesto originale si colloca dunque nell’ambito delle arti minori, ma analogamente agli oggetti di design firmati, non è per questo meno interessante da un punto di vista dell’investimento economico ed è certo più affidabile ed abbordabile. Il manifesto originale rappresenta così una possibilità di accedere al mondo dell’arte e di godersi le proprie opere senza spendere cifre esorbitanti e con una ragionevole certezza che il prezzo pagato corrisponda al suo valore di mercato.

        Infine vale la pena di spendere alcune righe sulla natura del manifesto originale rispetto alle sue riproduzioni. Intorno a come distinguere un originale da una riproduzione, o addirittura un falso, si è già parlato qui sopra, interessante è ora ricostruirne la storia e la rispettiva natura dell’originale e le sue copie. Come si è detto il manifesto viene prodotto per pubblicizzare un prodotto o un servizio, non per essere venduto e non per finalità meramente estetiche. Al contrario la riproduzione è prodotta al fine di essere venduta come puro complemento di arredo. Il manifesto originale inoltre è stato prodotto in un certo numero di copie, che possono anche essere numerose, ma sono di un numero finito. Al contrario, le sue riproduzioni possono essere prodotte/riprodotte all’infinito, annullando o quasi la differenza tra produzione e riproduzione. In questo il manifesto originale si differenzia dalla sua riproduzione e vale di più per la storicità e non riproducibilità dell’oggetto. Non si tratta infatti della gradevolezza dell’immagine in sé, in quanto a volte le riproduzioni possono essere più “belle” degli originali, sia perché non hanno subito gli insulti del tempo, sia perché possono essere state opportunamente migliorate. Un’altra caratteristica, che tuttavia può essere comune alle buone riproduzioni, è la qualità della stampa. Se ci troviamo di fronte a una litografia, magari su pietra, o a una serigrafia, possiamo attribuirle un valore legato anche ai materiali e alle tecniche impiegate, che sono ben diverse e più costose rispetto a quelli impiegati per stampare le riproduzioni. Infine il manifesto originale rappresenta una creazione “originale” in quanto è stato prodotto in un certo periodo, per un certo scopo pubblicitario e per un certo contesto, da qui la sua storicità. Non è in questo assimilabile a una riproduzione, prodotta per l’arredo, e nemmeno a una opera unica, prodotta a fini estetici o ancora una volta espositivi o di vendita. Tenerlo in casa significa godere dell’immagine artistica, e anche proiettarsi indietro nel tempo, immaginare gli scenari in cui è stato prodotto o le strade in cui veniva affisso. La particolarità di un manifesto originale ha così una valenza di carattere storico – culturale e tecnico. L’amatore del manifesto lo apprezza per il valore d’uso per il quale è nato e insieme va al di là di questo valore d’uso originario per conferirgli un valore nuovo, storico, tecnico e anche economico. Analogamente a un oggetto antico da collezione, e prendendo libero spunto dal Benjamin dei “Passages”, l’amatore conferisce ai suoi manifesti nuova vita e nuovo ordine, compiendo un atto di significazione e di fruizione del tutto personale. 

EVENTI TENUTISI IN GALLERIA

mostra di manifesti provenienti dall’archivio storico dell’Arcigay di Milano 20-24 giugno 2023

MANIFESTI D’ARTE E DESIGN
dal 3O marzo al 3 aprile in occasione di Milano Art Week 2022, la galleria MILANO MANIFESTI di via Thaon di Revel 12, in Isola, espone i suoi manifesti di mostre d’arte e i manifesti a soggetto design.

IL JAZZ NEI MANIFESTI
dal 28 al 31 ottobre 2021, nell’ambito della XXII edizione DELL’AHUM MILANO JAZZ FESTIVAL, la galleria MILANO MANIFESTI di via Thaon di Revel 12, in Isola, espone una cinquantina di manifesti a tema jazz.
Sabato 30 si terrà la presentazione del libro “Augusto Mancinelli o della sei corde” di Stefano Galvani con la presenza dell’autore e del giornalista Davide Ielmini. Ingresso libero.

IL MANIFESTO D’EPOCA : UN ORIGINALE COMPLEMENTO D’ARREDO

 una iniziativa per il Salone del Mobile 2019, la Milano design week e l’Isola design district

 9 – 13 aprile 2019 : presentazione di soluzioni conservative ed espositive

10 aprile  ore 18 : conferenza sulle tecniche di conservazione, esposizione ed illuminazione dei manifesti originali 

 ARTE E ARTIGIANATO DEL MANIFESTO POLITICO CONTEMPORANEO

17-22 aprile  2018 : mostra delle opere di Paolo Cabrini, artista xilografo

giovedi 19 aprile ore 18.30:

– presentazione di murales politici sudamericani

– conferenza di Walter Marossi, storico della comunicazione politica

– dimostrazione di stampa al torchio xilografico di locandine politiche autoprodotte 

 IL COLLAGE DA PICASSO AI GIORNI NOSTRI

sabato 23 settembre 2017 ore 18

conferenza sulla storia del collage a partire dai manifesti, a cura di Cristina Palmieri e nell’ambito della mostra personale del collagista Paolo Bianchi Manas, 23 – 30 settembre ore 11-13, 17-20 

  LA BICICLETTA NELLA CARTELLONISTICA PUBBLICITARIA

4-9 aprile 2017  in occasione del Salone del Mobile 2017 

mostra di manifesti pubblicitari a tema ciclistico,

6 aprile h 18 La storia della bici nei suoi manifesti a cura di G.Genazzini, storico della bicicletta  

 EICMA IN MANIFESTI

mostra di antichi manifesti a soggetto motociclistico in occasione della Esposizione Internazionale dl Ciclo e Motociclo

visita guidata sabato 11 novembre 2016 ore 18

  IL MONDO DEI CARATTERI TIPOGRAFICI

conferenzagiovedi 20 ottobre 2016 ore 18

relatore: Guido Regazzoni, storico

conferenza per Salone del Mobile 2016 : IL MESSAGGIO PUBBLICITARIO TRA PAROLA  E IMMAGINE : COSA E’ CAMBIATO NEGLI ULTIMI DECENNI  

  dal comunicato stampa dell’evento “…Pensiamo ad un manifesto primi del secolo scorso disegnato da Mucha o da Dudovich, alla inventiva di un Cappiello, alla freschezza di Boccasile o alla genialità sintetica che Armando Testa esprimeva solo pochi decenni orsono: come e per quale motivo tutto è cambiato in termini di parole, di immagini, di processi produttivi, di committenti e di fruitori ?

 Discuteremo di questi cambiamenti del messaggio pubblicitario con la prof. Daniela Salina che li ha vissuti in prima persona e ne ha successivamente fatto oggetto di studio e di insegnamento accademico “…

IL CORPO NELL’OPERA

      conversazione intorno a arte e psicoanalisi

       conferenza nell’ambito di Milano Off Isola Festival

martedi 7   giugno 2016  ore 21

     relatori: Grazia Zucca, scultrice, e Fabio Galimberti, psicoanalista

   chair : Marcella Cannalire, psicoanalista   

 CIRCO DI CARTA: L’IMMAGINE DEGLI SPETTACOLI NELLA RAPPRESENTAZIONE PUBBLICITARIA

esposizione di manifesti a tema circense in occasione di Milano Off Isola

7-11 giugno 2015

Esposizioni in occasione di  EXPO Milano 2015 

5-20 giugno                       cin cin and gnam gnam : cibo e bevande nei manifesti pubblicitari 

10-26 luglio                       un italiano a Parigi: Leonetto Cappiello e la sua arte di sorprendere

10 – 25 settembre              la bella Europa nei suoi manifesti turistici

16 – 31 ottobre                  abbigliamento e moda nei manifesti pubblicitari del xx secolo 

COLLABORAZIONI

– Associazione AREF, El diseno a las armas – manifesti dell’internaionalismo antiimperialista, Brescia 1 aprile-7 maggio 2023

– Comune di Verona, mostra “Album dal fronte” , Verona 14 ottobre – 16 dicembre 2016

– 24ore Cultura, M.L.Miraldi e A.Piazza”Circus Style, Fashion Show” con mostra e conferenza al Mudec 28 settembre 2017   

– “Milano e la prima guerra mondiale”, 21 marzo-2 settembre 2018, Palazzo Morando,Milano

– “Auto che passione, interazione tra grafica e design” 7 ottobre 2018-27 gennaio 2018 M.A.X. Museo, Chiasso (CH)

– mostra Carosello: pubblicità e televisione 1866-1977, Silvana editoriale, Fondazione Magnani Rocca, Villa dei capolavori, Traversetolo, 7 settembre – 8 dicembre 2019

– numerosi videomakers e case di produzione per allestimenti scenici

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