NOTE TECNICHE

PRINCIPALI TECNICHE DI STAMPA DEI MANIFESTI

La “grana” di stampa della litografia è invisibile…perché non c’è ! Ad occhio nudo sembra un dipinto, uguale se lo guardi con un lente.

LITOGRAFIA (dal greco λίθος, lìthos, “pietra” e γράφειν, gràphein, “scrivere”) è una tecnica di riproduzione meccanica delle immagini. Il procedimento venne inventato nel 1796 dal tedesco Alois Senefelder. Il principio della litografia è il seguente: sul blocco di pietra, opportunamente levigato con pomice o sabbia, vengono  disegnati in negativo testi e figure con una matita grassa. La pietra viene poi bagnata. I tratti disegnati, essendo grassi, non trattengono l’acqua, mentre invece gli altri sì e restano bagnati. Si passa poi l’inchiostro e si pressa sulla pietra un foglio bianco. Questa operazione viene ripetuta tante volte quante sono i colori, usando ogni volta una nuova lastra o rilevigando la stessa. Le lastre di pietra vennero sostituite nei primi anni del 1900 con  lastre di zinco, più maneggevoli. Con gli anni cinquanta la litografia tende a scomparire per la produzione di stampe a grande tiratura per essere sostituita dalla stampa in offset, che garantiva una costanza qualitativa anche alle ultime copie. Alla lente di ingrandimento una stampa litografica presenta un continuum di colore, sembra un dipinto, anche se a volte si può apprezzare in certe aree una puntinatuta regolare dovuta all’uso di garze per meglio sfumare i colori. Al contrario la stampa offset presenta una retinatura costante, più o meno grande. Al tatto, soprattutto nelle litografie più antiche la percezione è di una superficie grassa e vellutata. Per i dettagli vedi la voce “litografia” su wikipedia. 

Vedi i tipici “pallini” poligonali dell’offset ? Qui sono molto grandi ed evidenti, solitamente sono molto piccoli e visibili solo con una lente.

OFFSET (letteralmente “fuori dal set”, ovvero dalla base) è un processo di stampa planografico che si basa sullo stesso fenomeno di repulsione tra acqua e inchiostro grasso che caratterizza la litografia. Al contrario di questa però i segni della matita grassa sul supporto vengono prima trasferiti a un cilindro gommato e poi da questo alla carta di stampa, che è montata su un rullo. Il principale  vantaggio è che il cilindro di caucciù permette di mantenere un’elevata qualità di stampa anche su supporti non perfettamente lisci rendendolo un sistema ideale per stampare ogni tipo di carta e se ne possono fare molte più copie senza alterazioni di qualità. La stampa offset dei manifesti è la tecnica più utilizzata dal dopoguerra. E’ facilmente riconoscibile alla lente di ingrandimento in quanto presenta una retinatura, ovvero dei piccoli poligoni diversamente colorati che nell’insieme e da lontano rendono le sfumature cromatiche. Nelle aree non disegnate, ad esempio le scritte o campi cromatici grandi i poligonini non ci sono in quanto per la composizione sono stati usati caratteri tipogafici o ampi cliché monocromatici. Per i dettagli vedi la voce “offset” su wikipedia. Se si conosce l’epoca di produzione di un certo manifesto, ad esempio gli anni venti, è praticamente impossibile che sia stato prodotto in offset. Se in più si conosce dalla letteratura che si trattava di una litografia e l’esemplare che si sta esaminando è in offset si può esser certi che si tratta di una riproduzione.

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